Reflexiones diarias sobre argumentos de espiritualidad y vida carmelitana, con incursiones en el mundo del arte y de la cultura

martes, 4 de agosto de 2015

Angela Parisi ocds ricorda il suo pellegrinaggio teresiano


Per celebrare il V Centenario della nascita di santa Teresa di Gesù, Padre Eduardo de Sanz de Miguel, OCD, ha organizzato un pellegrinaggio ad Avila e in altri luoghi teresiani, ai quali ha aggiunto anche i santuari mariani di Fatima e Guadalupe. Abbiamo partecipato 90 persone provenienti da: Repubblica Dominicana, Panama, Cile, El Salvador, Cuba, Mexico, Oklahoma City, Spagna e Italia (cinque, di cui io e mio marito).

Tutti ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo per scoprire qualcosa che va al di là dei meravigliosi edifici in cui è vissuta Teresa di Gesù.

La prima tappa è Avila. Appena si arriva, si scorgono subito le sue mura e si ha l’impressione di avere davanti un merletto ben confezionato all’interno del quale vive la solennità di un luogo mistico e di preghiera fuso alla durezza dell’indole guerriera e cavalleresca. Vi è un riferimento implicito alle mura medievali di Avila in questi bei versi di san Giovanni della Croce:

“L’aria del merletto,
quando io i suoi capelli scioglievo,
con la sua mano serena
il mio collo feriva,
e tutti i miei sensi teneva sospesi”.

Altera, rigorosa, sobria e granitica questa antica ma sempre moderna cittadina spagnola dell’Alta Castiglia, ci invita a passare attraverso la porta maestosa di San Vincenzo ed ecco che Avila appare come un diamante di roccia granitica dorata dal sole dei secoli.

Questo quadro di pietra completato da meravigliosi tramonti e da albe sempre terse sarà il panorama suggestivo che ci accompagnerà durante i giorni di permanenza.

Avila ha 88 torrioni e nove porte attraverso le quali si accede all’interno di essa; le sue mura, lunghe circa due chilometri e mezzo pare siano servite sia a proteggere la cittadina dai mori, sia a rendere possibile il controllo degli scambi commerciali. Dette mura impressionano per la loro perfezione e per il loro grado di conservazione attraverso i secoli. In realtà si inseriscono con armonia nel paesaggio. Il sole si posa sopra i torrioni e merli per renderli più lucidi, favorendo così la fantasia dell’osservatore attento.

Nei giorni di permanenza ad Avila, visitiamo la Casa Convento di santa Teresa di Gesù, la cui facciata barocca, occupa il terreno dov’era la casa paterna, dove la Santa nacque il 28 marzo 1515, dove imparò a pregare accanto a sua madre e a praticare alcune devozioni, come la recita del rosario, e dove imparò a leggere e a scrivere, che per quell’epoca era qualcosa di eccezionale in una società di analfabeti e soprattutto tra le donne. La lettura della vita dei santi eccitò la sua immaginazione fino a desiderare di essere martire per godere Dio subito e “para siempre”.

Nella Chiesa del Convento si possono ammirare diverse vetrate colorate che raffigurano la Santa in orazione. Adiacente alla Chiesa c’è la Cappella del “nacimiento” dove svetta la statua di santa Teresa con decori stile barocco, mentre sotto la Casa Convento è stato allestito un bellissimo museo ricco di reliquie preziose e quadri vari.

A pochi passi dalla Casa Convento c’è una statua di san Giovanni della Croce che porta incisi alcuni versi del Cantico Spirituale:

“Mille grazie spargendo
passò per questi boschi con snellezza
e, mentre li guardava,
solo con il suo sguardo
adorni li lasciò d’ogni bellezza.”

Il Monastero dell’Incarnazione si trova fuori le mura e fu inaugurato il 4 aprile 1515, giorno in cui santa Teresa fu battezzata. Vi visse 27 anni come monaca ed uscì nel 1562 per fondare il Monastero di san Giuseppe. Undici anni più tardi ritornò come Priora, dove vi rimase altri tre anni e dove San Giovanni della Croce, San Francesco Borgia e san Pietro di Alcántara la visitarono in numerose occasioni.

La facciata dell’Incarnazione si conserva nello stesso stato che ai tempi di santa Teresa, tranne il campanile a ventola, che fu costruito nel 1715 da Fra’ Juliano Cano, carmelitano scalzo e vescovo di Avila. L’insieme della facciata, costruita con pietre di granito, è presieduto da un rilievo in legno che rappresenta il Mistero dell’Incarnazione. Collocata fuori proprio sotto il campanile, svetta una gigantesca statua di Teresa “andariega” con il bastone in mano e la bisaccia.

L’interno della Chiesa presenta degli altari e delle decorazioni in stile barocco, ma la struttura fondamentale, le inferriate dei due cori, il comunicatorio del coro basso e le porte della clausura sono dell’epoca di Teresa.

L’altare principale è dedicata al mistero dell’Incarnazione, raffigurato da un quadro di Maria visitata dall’Angelo Gabriele; nella cappella di Sant’Anna c’è un quadro di santa Teresa e a sinistra del transetto si trova la Cappella della trafittura, costruita nel luogo dove c’era una delle celle della Santa e dove avvenne la Trasverberazione:

«Mentre ero in questo stato, piacque a Dio di favorirmi a più riprese con la seguente visione. Vedevo vicino a me, al lato sinistro, un angelo in forma corporea. Non era grande, ma piccolo e molto bello: all’ardore del volto pareva uno di quegli spiriti sublimi che sembra si consumino tutti in amore, e credo si chiamino Cherubini. Quel Cherubino teneva in mano un lungo dardo d’oro, sulla cui punta di ferro sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere, che poi mi sembrava strappar fuori quando ritirava il dardo, lasciandomi avvolta in una fornace di amore» (V 29,13).

Uscendo dalla Chiesa ci dirigiamo verso il patio che ci introduce nel  Museo dove si conservano svariate Reliquie di santa Teresa. All’ingresso sulla sinistra c’è una grande pittura su parete, voluta dalla  Santa, dove c’è raffigurato Gesù alla colonna e di fronte un’altra pittura su parete, ma di data più recente, che raffigura la Santa Madre in abito carmelitano; piccolissima nell’angolo è dipinta la nipotina Teresita, anch’ella con abito carmelitano.
Prima di iniziare a salire le scale sulla destra in una vetrina c’è la poltrona che utilizzò il Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita al Monastero dell’Incarnazione il primo novembre del 1982. 

Salendo le scale che portano al piano superiore è possibile ammirare un quadro che apparteneva alla famiglia della Santa al quale Teresa era molto affezionata. Rappresenta il racconto evangelico dell’incontro di Gesù con la samaritana. Quando Teresa era piccola implorava davanti ad esso: “Señor, dame de esa agua!” (Signore, dammi di quest’acqua!).

Sulla sinistra si può intravedere la scala principale del Monastero. La tradizione racconta che su questa scala Santa Teresa un giorno ebbe l’apparizione di Gesù Bambino. Incontrò sui gradini un bambino che le domandò:

“Come ti chiami?”
Rispose: “Teresa di Gesù e tu?”
“Io sono Gesù di Teresa”

Ritornando giù visitiamo il parlatorio ed è indescrivibile l’emozione che si prova nel vedere il luogo dove san Giovanni della Croce si elevava da terra quando confessava Teresa di Gesù. Un quadro -all’interno della piccola cella-  raffigura detto episodio. Forse questo è il luogo più suggestivo. Si percepisce la sensazione di trovarsi davvero in un luogo santo!

Degna di ammirazione è la Cattedrale di Avila, la quale nella parte esterna presenta un aspetto di fortezza ed è la prima Cattedrale costruita in Spagna in stile gotico. In detta Cattedrale si associano armoniosamente due caratteristiche:
quella di tempio e
quella di fortezza.

L’hotel dove alloggiamo è proprio ubicato di fronte alla Cattedrale.

Un altro giorno lo dedichiamo alla visita del Monastero di san Giuseppe, chiamato anche “delle Madri”. Fu inaugurato il giorno di san Bartolomeo, il 24 agosto del 1562. Diverse reliquie affollano il piccolo museo:
la bara dove giacque il corpo d santa Teresa durante i nove mesi che rimase in questo monastero, dal 25 novembre 1585 al 22 agosto 1586;
la sella che usava quando viaggiava per fondare i suoi conventi;
un baule che si portò dal Monastero dell’Incarnazione, dentro il quale c’è una coperta che appartenne ad Anna di san Bartolomeo.
Diversi libri: Las Morales di san Gregorio, la Terza parte dell’Abbecedario Spirituale, le Confessioni di Sant’Agostino ediz. Salamanca 1579.

Uscendo dal museo entriamo nell’attuale Chiesa che è l’ultima di una successione di tante altre che si andavano costruendo già dai tempi di Teresa. Ha una sola navata e tre cappelle ad ogni lato. La cappella di maggior rilievo è quella di santa Teresa di stile rinascimentale. La tela centrale raffigura “La grazia o il favore” di cui la Santa scrive nel capitolo 33° della Vita: 

«Fui presa da un rapimento così grande… Mi sembrò di vedermi rivestire di una veste bianchissima e splendente… in seguito scorsi nostra Signora alla mia destra e alla sinistra il mio padre San Giuseppe, che me la metteva addosso… mi parve che la Nostra Signora mi prendesse le mani, dicendomi che la fondazione del monastero da me desiderata si sarebbe fatta…».

Interessante la Basilica di San Vincenzo, della quale Teresa fa riferimento nel libro della Vita al Capitolo XXXVI quando parla della fondazione di san Giuseppe. La tradizione narra che prima di entrare in San Giuseppe, santa Teresa si fermò nella Chiesa appunto di san Vincenzo e lì, davanti alla Vergine di Soterraña, si tolse le calzature per entrare in monastero a piedi scalzi.

La Chiesa di san Giovanni è quella nella quale Teresa fu battezzata e che in questo periodo ospita la mostra  “Las Edades del Hombre”.
Nella bellissima Piazza Santa Teresa c’è la Chiesa di San Pietro.

Un’altra tappa del nostro pellegrinaggio è Segovia, che si trova  a circa mille metri sul livello del mare e che vanta di avere uno dei monumenti più imponenti di tutto il mondo romano: l’Acquedotto, alto quasi 30 metri e lungo più di 700 metri.

Visitiamo il Convento dei Carmelitani Scalzi fondato da San Giovanni della Croce nel 1586, grazie alla generosità di Ana de Peñalosa e presso il quale si conserva il Sepolcro del Santo fondatore.

San Giovanni della Croce rimase a Segovia, come priore del Carmelo, dal 1588 agli inizi del 1591. Nel 1593 dopo due anni della sua morte, il suo corpo venne trasferito da Úbeda a Segovia, per essere sepolto nel convento da lui stesso fondato. I suoi resti riposano in un sontuoso sepolcro. Nel piccolo museo, adiacente alla Chiesa si possono osservare: scritti, reliquie e la pittura su tavola del “Cristo carico della Croce” che, secondo la tradizione parlò al Santo.

Racconta lo stesso Santo: «Voglio narrarvi una cosa che mi avvenne con Nostro Signore. In convento avevamo un Crocifisso e mentre un giorno io gli ero dinanzi, desiderando che lo venerassero non solo i religiosi ma anche i secolari, pensai che sarebbe stato meglio in Chiesa. Quando ve lo ebbi collocato come meglio potei, un giorno che stavo ai suoi piedi in preghiera, mi disse: - Fra’ Giovanni, chiedimi ciò che vuoi, che io te lo concederò -; e io risposi: - Signore, chiedo di soffrire molte pene per Voi e di essere disprezzato e tenuto per uomo da poco -. Il Signore ha accettato la mia richiesta così che soffro a causa dei molti onori che mi tributano senza che io li meriti».

Dopo la concelebrazione della Santa Eucaristia, resa viva dal coro della Repubblica Dominicana, ci dirigiamo verso l’Alcázar nel cui interno visitiamo la sala del trono, le armature del Museo, il salone dei re, la sala delle Pigne e il retablo della Cappella.

Un’altra fondazione teresiana è il monastero di Nostra Signora dell’Annunciazione in Alba de Tormes (1571) nella cui Chiesa è custodito il sepolcro di santa Teresa di Gesù e si conservano preziosi reliquiari, il suo cuore trasverberato dal Serafino e parte del suo braccio sinistro. In fondo alla Chiesa si apre una piccola finestra che lascia vedere la stanza trasformata in cappella, nella quale il 4 ottobre 1582 la Santa rese l’anima a Dio. Di recente è stato allestito un museo adiacente alla Chiesa ricco di reliquie e di opere d’arte donate alla Santa. Di fronte al monastero delle Madri Carmelitane c’è il Convento dei padri carmelitani con annesso museo.

Nel pomeriggio visitiamo Salamanca, sede di prestigiosa Università e dove santa Teresa fondò nel 1570 il monastero di san Giuseppe. Attraversiamo la Plaza Mayor, una delle più belle della Spagna per andare verso le Cattedrali: la Cattedrale Nuova e quella Vecchia (unica città che abbia due Cattedrali) al cui interno ammiriamo il Retablo dell’Altare principale. Poi, breve visita all’Università e in particolare al Patio delle Scuole Minori. In attesa dell’arrivo del bus ci viene indicato da Padre Eduardo il Convento dove venne a studiare San Giovanni della Croce.

Di ritorno ad Avila l’ultima sosta sarà a Los Cuatro Postes dove Teresa di Gesù e suo fratello Rodrigo furono ritrovati dallo zio, Don Francisco de Cepeda. I due bambini avevano in mente di scappare alla ricerca del “martirio”. La loro idea era quella di prendere la strada per Salamanca, da dove pensavano di arrivare in Africa. Lo zio li obbligò a tornare a casa.

Lasciamo Avila in direzione del Santuario Mariano di Fatima (Km 500). Lungo il tragitto sostiamo a Ciudad Rodrigo e dopo aver visitato la bella città medievale assistiamo alla processione del Corpus Domini (Domenica 7 giugno) con i suoi altarini impreziositi di fiori multicolori.

Arriviamo in serata a Fatima ospiti della Domus Carmeli che ospitò il 90 Capitolo Generale dell’Ordine Carmelitano e che è ubicata proprio vicino al Santuario.

È sempre una grande emozione trovarsi al cospetto della statua della Madonnina di Fatima e della piccola Cappella delle apparizioni in Cova di Iria.

L’indomani concelebrazione della Santa Messa presso le nostre sorelle Carmelitane Scalze, le quali allietano con le loro voci d’angelo il canto liturgico. Soprattutto emozionante il Nada te turbe durante la Comunione. I primi accordi del canto vogliono comunicarci e trasmettere una grande serenità interiore, come l’acqua di un fiume che tranquillamente si avvicina al mare. Ecco quasi  sentire quella pace che possiede solo “Chi ha Dio” nel cuore.
Visitiamo poi: il piccolo villaggio di Aljustrel, vicino Fatima dove esistono ancora le case natali dei tre pastorelli, Los Valinhos, in cui la Vergine apparve la quarta volta e Loca do Cabezo, dove l’Angelo annunciatore si presentò in due occasioni.

Proseguiamo per Lisbona, capitale del Portogallo, elegante, accogliente e moderna, la quale si specchia sul fiume Tago. Lisbona dai sette colli (come Roma). Vistiamo il Monastero dos Jerónimos, capolavoro stile manuelino, la Torre di Belèn. Percorriamo in bus il ponte 25 aprile, costruito nel 1966 dalla stessa ditta che costruì il Bay Bridge di San Francisco da cui deriva la somiglianza. Sulla stessa riva del fiume Tago s’innalza la maestosa statua del Cristo Re. Un disguido non ci permette di visitare il monastero delle carmelitane scalze fondato da Maria di san Giuseppe.

Rientriamo in Spagna con destinazione il Santuario di Guadalupe: bellissimo e superbo, al cui interno sono custodite ricchissime opere d’arte e paramenti sacri sontuosi, nonché l’immagine miracolosa della Madonna morena. Santa Teresa, secondo il biografo Efrén della Madre di Dio, forse accompagnata da sua sorella Giovanna, partì da Avila e fece il cammino fino a Guadalupe nel 1548. Si sa che il motivo del suo pellegrinaggio fu pregare la miracolosa Vergine per i suoi sette fratelli arruolati nell’avventura delle Indie. 

Ed ecco Toledo. Emozionante rivedere il Convento dei Calzati dove San Giovanni della Croce rimase rinchiuso per nove mesi e da dove riuscì a scappare, chiedendo asilo alle monache carmelitane scalze.

Dopo pranzo visitiamo la Cattedrale con il suo Chiostro di stile gotico, ornato di affreschi e dipinti vari, la Custodia Processionale che è il gioiello del tesoro della Cattedrale e senza dubbio la prima del suo genere: interamente costruita in argento massiccio, oro e pietre preziose. (Il grazie è rivolto sempre a Padre Eduardo per la sua eclettica preparazione e la pazienza nello spiegarci tutto), “la Virgen Blanca”, una magnifica scultura gotica di alabastro che si trova nel Coro della Cattedrale e “El Expolio”, capolavoro di El Greco che domina l’altare maggiore della sagrestia.

Ci dirigiamo poi verso il Monastero delle Carmelitane Scalze in Piazza Santa Teresa di Gesù, 2, dove viene concelebrata la Santa Eucaristia.

A destra dell’altare riposa il corpo incorrotto della beata Maria di Gesù, nata a Tartanedo (presso Guadalajara) il 18 agosto del 1560. Orfana di padre, fu educata cristianamente dai suoi nonni paterni a Molina di Aragona. Il gesuita A. de Castro la incamminò verso il Carmelo. Entrò nel convento di Toledo a 17 anni. Maria di Gesù fu una delle predilette della Santa Madre, la quale subito scoprì in lei i doni di santità con cui il Signore l’arricchì, creando fra le due una meravigliosa sintonia spirituale che si prolungò fin dopo la morte della Santa. Teresa di Gesù presentandola alle Carmelitane di Toledo, diceva: “La invio con 5.000 ducati di dote, ma faccio sapere che altrettanti ne darei io molto volentieri per averla. Non sia considerata come le altre, perché spero in Dio che abbia da essere un prodigio” (Lett. di Santa Teresa 464, Epistolario). 

Nonostante la sua delicata salute, fu infermiera e sacrestana, Maestra delle novizie e Priora. Teresa di Gesù la chiamava con affetto “la sua avvocatina”. Fu accusata e calunniata e deposta dal suo incarico di priora, pene che soffrì con grande carità e amore. Ricca di meriti e circondata da grande fama di santità, morì a Toledo il 13 settembre 1640. Fu beatificata da Papa Paolo VI il 14 novembre 1976. La sua festa si celebra il 12 settembre.

Dopo aver visitato il piccolo museo annesso alla Chiesa veniamo ricevuti con affetto dalle Monache in parlatorio. Dalla serenità dei loro visi constatiamo che ancora oggi il Signore continua a favorirle con grande benevolenza.

All’uscita un violento temporale conclude la nostra visita a Toledo.
Raggiunti i bus ci dirigiamo verso Madrid dove arriviamo in serata.

Il giorno successivo dopo la colazione incominciano i saluti di addio. La maggior parte dei pellegrini continuerà il viaggio per Valencia, Desierto de Las Palmas, noi italiani torniamo a casa. Il nostro ultimo giorno lo trascorriamo a Madrid per la visita alla Cattedrale, Reggia, Parco del Retiro e per gustare la paella in un piccolo ristorante non molto lontano dalla Reggia.

Cosa mi lascia questo pellegrinaggio? Certamente ho compreso che non si può essere se stessi senza la relazione con gli altri. Ho scoperto come l’esperienza della relazione con gli altri possa farci entrare in noi stessi per scoprire le immense ricchezze che Dio ci dà. Coltivare, quindi, detta relazione è ciò di cui abbiamo bisogno di più per crescere.

La grazia speciale che possedeva santa Teresa di Gesù era quella di amare e di essere amata dagli altri. E’ l’esperienza che ognuno di noi ha fatto in occasione di questo pellegrinaggio, scoprendo nuove amicizie, vivendo nuove emozioni e conoscendo nuove storie. 

Diceva Santa Teresa di Gesù: “L’amicizia con Dio e l’amicizia con gli altri è la stessa cosa, non possiamo separare l’una dall’altra” e ancora “Chi ama, fa sempre comunità; non si trova mai solo”. Questo è quanto ho messo in pratica durante questi giorni indimenticabili.

Ringrazio tutti i miei compagni di viaggio: Celina e Rafael, Alina e suo marito, Gloria e Lino, Sandra, Gladys, Anita e Pedro, Myrna, Daniela, Laura, Padre Gabriele, Padre Luciano, Padre Tomàs, Maria Esperanza  suo marito, Lisa e sua madre, Angela e sua sorella, Aida, suo fratello e la loro cara madre, la madrina e la cugina di P. Eduardo e tutti gli altri di cui non ricordo il nome. Insieme abbiamo formato una corona di fiori bellissimi anche se diversi, ma tutti colorati e profumati da offrire a Gesù, alla Mamma sua celeste, a san Giuseppe, a Teresa di Gesù e a  Giovanni della Croce.

Infine, il mio grazie doveroso va a Padre Eduardo, accompagnatore delizioso, eclettico comunicatore, guida instancabile ed impeccabile, ma soprattutto grande conoscitore, studioso ed innamorato di Teresa di Gesù e Giovanni della Croce.

Un abbraccio a tutti! Angela.

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